giovedì 6 luglio 2023

Testa o Croce

TESTA o CROCE
Vorrei intercessione per la visita di controllo di 
Mercoledi 5 luglio 2023 
alle ore 12,30 presso gli ambulatori di Neuroscienze padiglione C piano 2 Ospedale Bellaria di Bologna

 in cui basandosi sull'esito dei controlli (valutazione psichiatrica,elettromiografia,monitoraggio cinetico-dinamico della levodopa,valutazione neuropsicologica,RM encefalo con MDC,per valutare eventuali controindicazioni anatomiche all'intervento) fatti durante il ricovero presso la Neurochirurgia dal 15 al 20 maggio 2023 di valutazione di candidabilita' alle due diverse terapie avanzate per la Malattia di Parkinson 


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E valutare quale terapia tra

-TESTA-
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A)



La “Deep Brain Stimulation”: elettrodi nel cervello per ridurre i disturbi del Parkinson
La “Deep Brain Stimulation” (in sigla DBS) – in italiano si parla di “Stimolazione cerebrale profonda” – è un trattamento chirurgico volto a ridurre i sintomi motori debilitanti caratteristici della malattia di Parkinson, le discinesie, i movimenti irregolari incontrollati causati da alte dosi di farmaci levadopa.
In genere, la DBS contribuisce a rendere i sintomi meno gravi, in modo che possano essere utilizzate dosi più basse.

Il trattamento – utilizzato anche per curare la distonia e il tremore essenziale, oltre all'epilessia, il dolore cronico e i disturbi ossessivo-compulsivi – consiste nell'impianto di elettro-cateteri nelle aree del cervello deputate al controllo dei movimenti
Per quali pazienti è indicata la DBS
Per la sua natura la DBS, che offre risultati buoni ed in alcuni casi ottimi – in tutto il mondo più di 75.000 pazienti hanno scelto di ricorrere a questa terapia –, va proposta a pazienti selezionati scrupolosamente.
+
L’intervento è indicato, infatti, nei pazienti con la malattia di Parkinson che presentano fluttuazioni motorie e discinesie non più controllabili dal trattamento farmacologico. I soggetti che possono sottoporsi a questa terapia costituiscono circa il 10% della popolazione affetta da Parkinson. Sono soggetti relativamente giovani e sani (limite di età di 70 anni), con severi effetti collaterali dati dalla terapia farmacologica utilizzata per controllare la malattia. Si richiedono funzioni cognitive e mentali integre e imaging neuroradiologico normale. 
Un intervento chirurgico in due fasi distinte
La DBS è un intervento chirurgico invasivo: prevede, infatti, la perforazione del cranio, tramite un trapano, normalmente effettuata in anestesia locale, per giungere all’inserimento degli elettrodi in profondità nel cervello.
Si svolge in due fasi separate: la prima fase chirurgica consiste nell’impianto degli elettrodi nel cervello, con un intervento che dura da 5 a 7 ore; dopo qualche giorno si procede con il secondo intervento chirurgico per impiantare lo stimolatore nel torace o nell’addome, che viene effettuato in anestesia generale e dura circa un'ora.
Dopo l’intervento
Dopo gli interventi e trascorso il periodo di recupero post-operatorio, il neurologo programmerà il neurostimolatore per regolare gli impulsi elettrici che contribuiscono a controllare i sintomi della malattia. La programmazione può richiedere anche alcuni giorni per essere portata a termine, e potrebbero essere necessarie diverse visite per regolare la stimolazione e stabilire le impostazioni migliori.
Una volta che il neurostimolatore è stato programmato, il controller portatile consente di accenderlo e di spegnerlo, di selezionare i programmi e di regolare la forza della stimolazione. La maggior parte dei pazienti mantiene il proprio sistema DBS attivo sia di giorno e che di notte. Alcuni pazienti con tremore essenziale possono usarlo durante il giorno e spegnere il sistema prima di andare a dormire. Se necessario, il medico può modificare le impostazioni durante le visite di controllo.
Proprio come un pacemaker cardiaco, lo stimolatore impiantato non viene influenzato da altri dispositivi come telefoni cellulari, cercapersone, microonde, porte di sicurezza e sensori antifurto. Richiede di essere ricaricato, per un tempo di 1-2 ore la settimana.
I risultati della DBS
Il miglioramento dei sintomi del Parkinson è evidente già nei primi giorni dopo l’avvio della stimolazione. Questo consente la riduzione della dose dei farmaci dopaminergici dal 50 all’80%, con una percentuale intorno al 15-20% di pazienti che non necessitano di assumere la terapia.
Nel corso del tempo, e col progredire della malattia poi saranno però necessarie ulteriori regolazioni. È importante ricordare che la malattia di Parkinson è progressiva e i sintomi peggiorano nel tempo, per cui bisognerà periodicamente regolare le impostazioni di stimolazione. La DBS infatti non cura la malattia né la rallenta; permette però, nella maggioranza dei casi, una qualità di vita migliore. Se la terapia viene interrotta, i sintomi ricompaiono.
Il successo della DBS è correlato a:
una scelta appropriata del paziente;
alla selezione appropriata dell'area del cervello per la stimolazione; 
al posizionamento preciso dell'elettrodo durante l'intervento chirurgico: 
una programmazione esperta e ad una corretta gestione successiva della terapia farmacologica.
Per il morbo di Parkinson, la DBS del nucleo subtalamico migliora i sintomi di lentezza, tremore e rigidità in circa il 70% dei pazienti: dopo l’intervento, la maggior parte delle persone è in grado di ridurre i farmaci e ridurre i loro effetti collaterali, comprese le discinesie. È stato anche dimostrato di essere superiore nella gestione a lungo termine dei sintomi rispetto ai farmaci.
Per il tremore essenziale, la DBS del talamo può ridurre significativamente il tremore della mano nel 60-90% dei pazienti e può migliorare il tremore della testa e della voce.
La DBS del globus pallidus (GPi) è più utile nel trattamento delle discinesie (movimenti sinuosi involontari), delle distonie e di altri tremori: per la distonia, la DBS del GPi può essere l'unico trattamento efficace per i sintomi debilitanti.
I pazienti riportano altri benefici della DBS, tra i quali un maggiore coinvolgimento nell'attività fisica e una migliore qualità della vita.

 

Vuoi saperne di più su questo argomento? Scarica l'ebook dedicato alla Deep Brain Stimulation per la cura della malattia di Parkinson.
La terapia chirurgica che consente di ridurre i sintomi motori legati alla malattia di Parkinson e di diminuire il carico farmacologico e gli effetti secondari associati.
 alla malattia di Parkinson


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 :CROCE

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B


La terapia con pompa infusionale e apomorfina
Esistono dei trattamenti mirati alla cura del morbo di Parkinson atti a migliorare la qualità della vita di chi convive con questa malattia.
Uno di questi consiste nella terapia con pompa infusionale, che somministra sottocute un farmaco dopamina-gonista chiamato apomorfina.
Il trattamento con pompa di infusione riduce il tremore e la tipica rigidità del malato, consentendone la deambulazione con un miglior controllo dei movimenti.
La somministrazione per via sottocutanea di apomorfina, mediante infusori portatili opportunamente programmati, si è dimostrata efficace nel controllare gli inconvenienti di una terapia pulsatile e rappresenta quindi una strategia terapeutica estremamente valida ed utile.

Tutti i pazienti in fase avanzata della malattia di Parkinson, hanno una potenziale indicazione al trattamento tramite pompa infusionale con apomorfina, in quanto questa strategia di somministrazione è quella che più si avvicina alla stimolazione dopaminergica fisiologica.
La CANÈ S.p.A ha appositamente progettato e realizzato la pompa di infusione portatile Crono PAR per l’infusione sottocute di Apomorfina..
L’apomorfina è il più datato dei farmaci dopaminergici ed era inizialmente nota per le sue proprietà antiemetiche.
Il farmaco è stato utilizzato in diverse condizioni mediche quali dolore, insonnia, dipendenza da alcool e schizofrenia.

Dopo un impiego sottocutaneo iniziale nella cura del morbo di Parkinson, l’apomorfina è stata trascurata per diversi anni in seguito all’introduzione del levodopa somministrato per via orale.
L’apomorfina rappresenta il più potente dei dopamino-agonisti e può ridurre i sintomi in misura analoga al levodopa.
Il farmaco è caratterizzato da un rapido assorbimento dopo iniezione sottocutanea e da una breve emivita (circa 43 min.).
Gli effetti si manifestano entro 5-15 minuti dopo la somministrazione sottocutanea tramite penna per iniezione o pompa infusionale.

La somministrazione sottocute di apomorfina, mediante pompa infusionale portatile, si è dimostrata efficace nel controllare le complicanze della malattia.

Fondamentale è la selezione ed il management dei pazienti che devono sottoporsi a questa terapia per il morbo di Parkinson; si tratta normalmente di pazienti con fluttuazioni motorie e discinesie di moderata-grave entità, non risolvibili con approcci terapeutici standard (ridistribuzione delle dosi orali di levodopa, aggiunta di inibitori delle COMT, amantadina, selegilina ed agonisti dopaminergici orali).

In questi pazienti la terapia tramite pompa infusionale per apomorfina, comporta una riduzione significativa delle ore di off e dei movimenti involontari.

I pazienti che hanno mostrato un buon periodo “on” durante la prima fase della cura del morbo di Parkinson con apomorfina, ma che necessitano più di 10 iniezioni al giorno con penna infusionale, potrebbero essere raccomandati a iniziare la terapia continua con pompa infusionale.

Il dosaggio sarà determinato secondo le necessità del paziente, poiché ogni persona ha bisogno che il trattamento con infusore portatile sia personalizzato secondo il fabbisogno quotidiano di apomorfina.

La pompa infusionale Crono Par è in grado si somministrare autonomamente differenti flussi preimpostati durante le 24 ore giornaliere, consentendo al Medico di personalizzare la cura del morbo di Parkinson per ogni paziente.

La terapia con pompa infusionale e apomorfina, non richiede interventi chirurgici sul paziente, dimostrandosi una delle soluzioni meno invasive per il trattamento nello stadio avanzato della malattia di Parkinson.

Le dimensioni ridotte e il peso contenuto (127 g) della pompa di infusione, rendono Crono PAR ideale per uso domiciliare.
La pompa infusionale può essere indossata tramite una cordicella in tessuto, oppure alla vita con l’ausilio di una custodia (simile a quella per i cellulari), garantendo discrezione durante lo svolgimento della terapia.
?


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Quindi alla valutazione deii medici e dei tecnici in base alle risultanze dei cntrolli fatti spetta la decisione su quale intervento saro' sottoposto non al lancio della monetina .Io non me la sento di avere una preferenza in base agli organi che saranno sottoposti all'intervento ma confido nel Signore affinche' guidi I professionisti preposti alla scelta migliore per la tutela della mia salute e il salmo 91 la chiave per questa preghiera

Amen
Barnabe' Roberto
Faenza 2 luglio 2023
NEWS 5 Luglio 2023
Nella visita del 5 luglio  la dottoressa Giannini (la ricercatrice del Bellaria che mi ha preso in carico)vista la mia attuale situazione di buon compenso terapeutico  della malattia di Parkinson ha detto che non necessito di interventi urgenti chirurgici con rischi annessi aumentati per la mia vita e il mio essere da solo e  quindi si deve aspettare il prossimo controllo (nel 2023 previsto una DatScan ad ospedale Maggiore di Bologna )al Bellaria di  Bologna al 31  gennaio 2024 per verificare un diverso innovativo intervento non invasivo accessibile dal prossimo anno:
INFUSIONE CONTINUA SOTTOCUTANEA GEL ( Levodopa.Aporfimina...):


sabato 1 luglio 2023

Quattromila Grazie

Quattromila Grazie

="Malattia di Parkinson Novità?" =



1 Giugno 2023
4005 Iscritti
Questo vuol dire che su questa patologia chi ne è coinvolto ha necessità di condividere le proprie esperienze e problematiche con chi ha gli stessi interessi e obiettivi come affrontare e superare le conseguenze della" Malattia di Parkinson
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io Barnabe' Roberto
67 anni creatore del gruppo da oltre trenta anni sofferente della patologia sono arrivato al momento che la levodopa non è più efficace anzi mi crea deficit : (
 Cadute  Ipotensione Ortostatica) 
La mia attuale situazione cioè terzo livello della Malattia di Parkinson in cui queste problematiche sono evidenti e che incidono in modo molto forte nella mia vita attuale e che limitano molto il mio quotidiano e la mia vita sociale così unica via di uscita è affidarmi a:
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 Istituto Scienze Neurologiche presso Bellaria Hospital 
"IRCCS" 


"Home page — Istituto delle Scienze Neurologiche"
)
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E valutare quale terapia avanzata adottare fra :

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A
La terapia con pompa infusionale e apomorfina
Esistono dei trattamenti mirati alla cura del morbo di Parkinson atti a migliorare la qualità della vita di chi convive con questa malattia.
Uno di questi consiste nella terapia con pompa infusionale, che somministra sottocute un farmaco dopamina-gonista chiamato apomorfina.
Il trattamento con pompa di infusione riduce il tremore e la tipica rigidità del malato, consentendone la deambulazione con un miglior controllo dei movimenti.
La somministrazione per via sottocutanea di apomorfina, mediante infusori portatili opportunamente programmati, si è dimostrata efficace nel controllare gli inconvenienti di una terapia pulsatile e rappresenta quindi una strategia terapeutica estremamente valida ed utile.

Tutti i pazienti in fase avanzata della malattia di Parkinson, hanno una potenziale indicazione al trattamento tramite pompa infusionale con apomorfina, in quanto questa strategia di somministrazione è quella che più si avvicina alla stimolazione dopaminergica fisiologica.
La CANÈ S.p.A ha appositamente progettato e realizzato la pompa di infusione portatile Crono PAR per l’infusione sottocute di Apomorfina..
L’apomorfina è il più datato dei farmaci dopaminergici ed era inizialmente nota per le sue proprietà antiemetiche.
Il farmaco è stato utilizzato in diverse condizioni mediche quali dolore, insonnia, dipendenza da alcool e schizofrenia.

Dopo un impiego sottocutaneo iniziale nella cura del morbo di Parkinson, l’apomorfina è stata trascurata per diversi anni in seguito all’introduzione del levodopa somministrato per via orale.
L’apomorfina rappresenta il più potente dei dopamino-agonisti e può ridurre i sintomi in misura analoga al levodopa.
Il farmaco è caratterizzato da un rapido assorbimento dopo iniezione sottocutanea e da una breve emivita (circa 43 min.).
Gli effetti si manifestano entro 5-15 minuti dopo la somministrazione sottocutanea tramite penna per iniezione o pompa infusionale.

La somministrazione sottocute di apomorfina, mediante pompa infusionale portatile, si è dimostrata efficace nel controllare le complicanze della malattia.

Fondamentale è la selezione ed il management dei pazienti che devono sottoporsi a questa terapia per il morbo di Parkinson; si tratta normalmente di pazienti con fluttuazioni motorie e discinesie di moderata-grave entità, non risolvibili con approcci terapeutici standard (ridistribuzione delle dosi orali di levodopa, aggiunta di inibitori delle COMT, amantadina, selegilina ed agonisti dopaminergici orali).

In questi pazienti la terapia tramite pompa infusionale per apomorfina, comporta una riduzione significativa delle ore di off e dei movimenti involontari.

I pazienti che hanno mostrato un buon periodo “on” durante la prima fase della cura del morbo di Parkinson con apomorfina, ma che necessitano più di 10 iniezioni al giorno con penna infusionale, potrebbero essere raccomandati a iniziare la terapia continua con pompa infusionale.

Il dosaggio sarà determinato secondo le necessità del paziente, poiché ogni persona ha bisogno che il trattamento con infusore portatile sia personalizzato secondo il fabbisogno quotidiano di apomorfina.

La pompa infusionale Crono Par è in grado si somministrare autonomamente differenti flussi preimpostati durante le 24 ore giornaliere, consentendo al Medico di personalizzare la cura del morbo di Parkinson per ogni paziente.

La terapia con pompa infusionale e apomorfina, non richiede interventi chirurgici sul paziente, dimostrandosi una delle soluzioni meno invasive per il trattamento nello stadio avanzato della malattia di Parkinson.

Le dimensioni ridotte e il peso contenuto (127 g) della pompa di infusione, rendono Crono PAR ideale per uso domiciliare.
La pompa infusionale può essere indossata tramite una cordicella in tessuto, oppure alla vita con l’ausilio di una custodia (simile a quella per i cellulari), garantendo discrezione durante lo svolgimento della terapia.

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B)
La “Deep Brain Stimulation”: elettrodi nel cervello per ridurre i disturbi del Parkinson
La “Deep Brain Stimulation” (in sigla DBS) – in italiano si parla di “Stimolazione cerebrale profonda” – è un trattamento chirurgico volto a ridurre i sintomi motori debilitanti caratteristici della malattia di Parkinson, le discinesie, i movimenti irregolari incontrollati causati da alte dosi di farmaci levadopa.
In genere, la DBS contribuisce a rendere i sintomi meno gravi, in modo che possano essere utilizzate dosi più basse.

Il trattamento – utilizzato anche per curare la distonia e il tremore essenziale, oltre all'epilessia, il dolore cronico e i disturbi ossessivo-compulsivi – consiste nell'impianto di elettro-cateteri nelle aree del cervello deputate al controllo dei movimenti
Per quali pazienti è indicata la DBS
Per la sua natura la DBS, che offre risultati buoni ed in alcuni casi ottimi – in tutto il mondo più di 75.000 pazienti hanno scelto di ricorrere a questa terapia –, va proposta a pazienti selezionati scrupolosamente.
+
L’intervento è indicato, infatti, nei pazienti con la malattia di Parkinson che presentano fluttuazioni motorie e discinesie non più controllabili dal trattamento farmacologico. I soggetti che possono sottoporsi a questa terapia costituiscono circa il 10% della popolazione affetta da Parkinson. Sono soggetti relativamente giovani e sani (limite di età di 70 anni), con severi effetti collaterali dati dalla terapia farmacologica utilizzata per controllare la malattia. Si richiedono funzioni cognitive e mentali integre e imaging neuroradiologico normale. 
Un intervento chirurgico in due fasi distinte
La DBS è un intervento chirurgico invasivo: prevede, infatti, la perforazione del cranio, tramite un trapano, normalmente effettuata in anestesia locale, per giungere all’inserimento degli elettrodi in profondità nel cervello.
Si svolge in due fasi separate: la prima fase chirurgica consiste nell’impianto degli elettrodi nel cervello, con un intervento che dura da 5 a 7 ore; dopo qualche giorno si procede con il secondo intervento chirurgico per impiantare lo stimolatore nel torace o nell’addome, che viene effettuato in anestesia generale e dura circa un'ora.
Dopo l’intervento
Dopo gli interventi e trascorso il periodo di recupero post-operatorio, il neurologo programmerà il neurostimolatore per regolare gli impulsi elettrici che contribuiscono a controllare i sintomi della malattia. La programmazione può richiedere anche alcuni giorni per essere portata a termine, e potrebbero essere necessarie diverse visite per regolare la stimolazione e stabilire le impostazioni migliori.
Una volta che il neurostimolatore è stato programmato, il controller portatile consente di accenderlo e di spegnerlo, di selezionare i programmi e di regolare la forza della stimolazione. La maggior parte dei pazienti mantiene il proprio sistema DBS attivo sia di giorno e che di notte. Alcuni pazienti con tremore essenziale possono usarlo durante il giorno e spegnere il sistema prima di andare a dormire. Se necessario, il medico può modificare le impostazioni durante le visite di controllo.
Proprio come un pacemaker cardiaco, lo stimolatore impiantato non viene influenzato da altri dispositivi come telefoni cellulari, cercapersone, microonde, porte di sicurezza e sensori antifurto. Richiede di essere ricaricato, per un tempo di 1-2 ore la settimana.
I risultati della DBS
Il miglioramento dei sintomi del Parkinson è evidente già nei primi giorni dopo l’avvio della stimolazione. Questo consente la riduzione della dose dei farmaci dopaminergici dal 50 all’80%, con una percentuale intorno al 15-20% di pazienti che non necessitano di assumere la terapia.
Nel corso del tempo, e col progredire della malattia poi saranno però necessarie ulteriori regolazioni. È importante ricordare che la malattia di Parkinson è progressiva e i sintomi peggiorano nel tempo, per cui bisognerà periodicamente regolare le impostazioni di stimolazione. La DBS infatti non cura la malattia né la rallenta; permette però, nella maggioranza dei casi, una qualità di vita migliore. Se la terapia viene interrotta, i sintomi ricompaiono.
Il successo della DBS è correlato a:
una scelta appropriata del paziente;
alla selezione appropriata dell'area del cervello per la stimolazione; 
al posizionamento preciso dell'elettrodo durante l'intervento chirurgico: 
una programmazione esperta e ad una corretta gestione successiva della terapia farmacologica.
Per il morbo di Parkinson, la DBS del nucleo subtalamico migliora i sintomi di lentezza, tremore e rigidità in circa il 70% dei pazienti: dopo l’intervento, la maggior parte delle persone è in grado di ridurre i farmaci e ridurre i loro effetti collaterali, comprese le discinesie. È stato anche dimostrato di essere superiore nella gestione a lungo termine dei sintomi rispetto ai farmaci.
Per il tremore essenziale, la DBS del talamo può ridurre significativamente il tremore della mano nel 60-90% dei pazienti e può migliorare il tremore della testa e della voce.
La DBS del globus pallidus (GPi) è più utile nel trattamento delle discinesie (movimenti sinuosi involontari), delle distonie e di altri tremori: per la distonia, la DBS del GPi può essere l'unico trattamento efficace per i sintomi debilitanti.
I pazienti riportano altri benefici della DBS, tra i quali un maggiore coinvolgimento nell'attività fisica e una migliore qualità della vita.

 

Vuoi saperne di più su questo argomento? Scarica l'ebook dedicato alla Deep Brain Stimulation per la cura della malattia di Parkinson.
La terapia chirurgica che consente di ridurre i sintomi motori legati alla malattia di Parkinson e di diminuire il carico farmacologico e gli effetti secondari associati.
 
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